Campobasso

Chiesa di San Bartolomeo. La pietra con scolpita la Triplice Cinta è posizionata in facciata, sulla destra poco sopra uno dei due ingressi laterali.

               La freccia indica la localizzazione dell'esemplare

Marisa Uberti, in visita alla TC in oggetto nell'agosto 2015, ne indica la notevole altezza

 

La triplice cinta è rettangolare (circa  20cm x 23cm), senza intersezioni a croce, con un simbolo che sembra una croce ma ha una “v” (5cm x 3 cm) al posto del braccio destro; il simbolo è descritto con la base poggiante sul lato verticale del quadrato più esterno a destra di chi guarda.

È posizionato ad un’altezza di circa 3.5 metri.

In prospetto sono presenti altre incisioni estemporanee come croci sugli stipiti.

Il manufatto è considerato un elemento di riuso di epoca romana.

La chiesa romanica di San Bartolomeo risale alla metà del XIII. Si riconoscono delle fasi e sequenze edilizie con un nucleo centrale affiancato da due navate laterali.

La chiesa riporta molto materiale di riuso tra cui un’epigrafe di epoca romana capovolta nel muro esterno dell’abside nella parte posteriore e frammenti di quelli che sembrano monumenti funerari sul fronte della chiesa.

Considerazioni: la posizione su una parte così visibile della pietra con scolpito il simbolo della triplice cinta potrebbe non essere casuale, può far intendere qualcosa di voluto nella realizzazione della facciata – nulla vietava al costruttore di nascondere o utilizzare in un'altra posizione il concio lapideo (caso in cui il simbolo sarebbe stato ritenuto sconveniente e fuori contesto come è effettivamente avvenuto con l’epigrafe nascosta nella parte esterna dell’abside e dei frammenti in facciata). Il simbolo potrebbe essere stato realizzato in un momento successivo ma a questo punto sorgono delle domande: chi ne ha autorizzata la realizzazione e per quale scopo?

  • Crediti: segnalazione, descrizione e foto di Mario Ziccardi (giugno 2014). Nel 2015 le foto sono state effettuate in occasione di un nostro sopralluogo.
  • Scheda inserita da M. Uberti
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