CHIARAMONTI (SS)

Chiesa romanica di Santa Maria Maddalena. Isolata sopra un poggio naturale in mezzo alla campagna, a circa 6 km a ovest di Chiaramonti e ad 1 Km dalla Strada Statale Chiaramonti - Martis, è ciò che resta dell'antico villaggio medievale di Orria Pithinna, di cui era probabilmente  la chiesa parrocchiale. Divenne proprietà dei monaci Camaldolesi dal 1205 ma già alla fine del 1300 fu abbandonata, insieme al villaggio (per cause ancora da accertare, tra cui forse per la peste).

Durante la campagna di scavo condotta a partire dal 2010 dall'equipe del prof. Marco Milanese, furono fatte importanti scoperte, in grado di migliorare le conoscenze che si possedevano fino a quel momento. Per ciò che attiene al nostro campo di studio, furono identificati 5 schemi di Triplice Cinta (filetto), 2 Alquerque (v, scheda), un Tris e uno schema circolare (v. scheda) forse assimilabile al Tris ma con due soli cerchi concentrici (questi ultimi due non aventi funzione ludica). TC e Alquerque furono graffiti sulla faccia a vista di una lastra di arenaria giallastra (71 x 99,5 cm) collocata immediatamente dietro l'altare con funzione di pedana per l'officiante. Non sappiamo dove si trovasse in origine questo blocco litico, però, nè a cosa servisse; lo studio del reperto da parte del prof. Giuseppe Piras (v. "crediti") ha stabilito che sulla lastra stessa sono presenti, oltre ai tavolieri, ben 11 "stelle a cinque punte" (Pentalfa), quattro delle quali tracciate in modo grossolano (senza chiudere la figura); interessante sapere che alcune sono state riprodotte all'interno degli schemi ludici (una in un filetto e un'altra, più piccola, in uno degli alquerque). In particolare è interessante il fatto che un pentalfa sia graffito proprio al centro dello spazio interno di uno dei filetti, il quale - tra l'altro - presenta una casella rettangolare superiormente (forse a contenere le eventuali pedine?). Appare importante capire se queste stelle siano state fatte successivamente agli schemi, contemporaneamente o fossero già presenti sul blocco (esiste una relazione tra i soggetti?). La misura dei filetti va da un massimo di 20 cm (lato quadrato esterno) ad un minimo di 13 cm. L'importante indagine archeologica che ha interessato la chiesa e portato alla scoperta del villaggio medievale, ha permesso di individuare una cinquantina di blocchi (tra interno ed esterno del monumento) recanti incisioni, graffiti, iscirizioni di varia epoca (tra cui quella relativa ad un santo sconosciuto, tale Autedus, il cui culto autoctono declinò con l'abbandono del villaggio e se ne perse memoria). L'incisione di diverse "orme del pellegrino" attesta ulteriormente un flusso di pellegrinaggio penitenziale lungo le vie dell'Anglona, che conduceva a Porto Torres alla veneratissima Basilica di San Gavino.

  • Crediti: Giuseppe Piras "Le epigrafi, i segni lapidari e i graffiti”, un tempo scaricabile da Academia.edu (senza le foto dei tavolieri del filetto nè dell'Alquerque. Abbiamo cercato di contattare l'autore, al momento senza successo), attualmente il pdf non è più presente in forma integrale. Lo studio è inserito per intero nel volume "Villaggi e Monasteri. Orria Pithinna. La chiesa, il villaggio, il monastero", a cura di Marco Milanese, All’insegna del Giglio edizioni, 2012 - Amministrazione Comunale di Chiaramonti e Università di Sassari
  • Scheda inserita da M. Uberti il 07/02/2022
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