Issogne (AO): il gioco del "filetto" dipinto nel castello (Marisa Uberti)

Il castello di Issogne èsituato sul percorso della Via Francigena. Come si vede dalla cartina, questo importantissimo percorso stradale che univa Roma a Canterbury passava anche da qui, con le direttrici per Svizzera e Francia. Il tracciato, riscoperto di recente, è sia percorso culturale che spirituale e si sovrappone a quello del 'Chemins des Vignobles' (alla scoperta delle vigne, ovvero un'offerta escursionistica turistico - agricola).


Issogne dista da Aosta una trentina di chilometri, e si trova di fronte all'imbocco della Val d’Ayas; è un piccolo borgo della bassa Valdaosta collocato alla destra orografica della Dora Baltea, ai piedi del costone del Creton e circondato da boschi. Il suo clima è mite, cosa che ha favorito l'agricoltura fin da epoche antiche (sono noti i vigneti dei romani lungo la piana della Dora).  Lungo la strada, che oggi si percorre comodamente in auto, l'occhio cattura paesaggi d'altri tempi, d'altri sogni, e del resto questa è famosa per essere la regione dei castelli, d'arme e d'amore...
Al centro del paese sorge il castello, uno dei più famosi della regione e che è quello che, sostanzialmente, ci hanno fatto pervenire i suoi proprietari più famosi, i Challant. Ed è proprio il loro lo stemma che vediamo sul portone con profilo a chiglia, delizioso, che affaccia sulla piazzetta (di fronte alla Parrocchiale); questo portale era l'antico ingresso che immetteva direttamente nel celebre portico, nel cortile e nel giardino, e quindi si saliva alle sale da pranzo e alle cucine. Attualmente i visitatori entrano un po' più avanti, dal bel viale-giardino che offre una vista bellissima sulle montagne; per terra sono disposte alcune antiche macine e già l'atmosfera frenetica della vita quotidiana è totalmente scomparsa, come fossimo entrati in un mondo a parte. 
Dove oggi sorge il castello, in epoca romana vi era una domus, situata al di sotto della manica verso valle. Le notizie disponibili ci informano che nel XII secolo d.C. vi era l’ ”episcopalem domum”, trasformata poi in casa-forte, vale a dire di un' abitazione dotata di sistemi difensivi, appartenente al vescovo di Aosta, che possedeva diritti sulla zona almeno dal 1152) alla prima metà del secolo successivo. La famiglia Challant entra in gioco più tardi, con Ybleto, cui si deve la maggior parte delle strutture che costituiscono il castello ancora oggi, ma certamente il più determinante per le sorti del maniero fu Giorgio di Challant, priore della Collegiata di Sant'Orso ad Aosta e governatore di quella città. 

Oggi si è concordi nel riconoscere nell'apparato pittorico del castello non più una semplice decorazione o impianto estetico di auto-esaltazione, ma l'intenzione del priore Giorgio di Challant di trasfondere nel castello il suo sapere, acquisito non soltanto nel monastero di Sant'Orso (sicuramente una sede di cultura eccellente, che ne trabocca ancora oggi), ma attraverso viaggi in Italia e in Europa, a contatto con la cultura più raffinata dell'epoca. Molto probabilmente venne a contatto con quella che chiamiamo la Tradizione ermetica, che comprendeva allora tutte le più importanti discipline e scienze. Nel 1487 Giorgio si trova ad essere tutore dei figli del suo defunto cugino Luigi, Filiberto e Carlo, avuti dalla moglie Marguerite de la Chambre. I coniugi abitavano il castello di Issogne e quando il priore si trova a divenirne mecenate, lo adatta a dimora signorile, in cui collocare qui e là sicuri riferimenti simbolici, camuffati da pregevoli affreschi dall'impatto familiare. Egli probabilmente ricongiunse edifici di epoca diversa, con la realizzazione di loggiati e corridoi. .

Il porticato del piano terra e la Triplice Cinta

Sotto le bellissime volte a crociera che costituiscono l'ossatura del porticato, si ammirano degli affreschi la cui lettura -apparentemente banale- non è invece così semplice. Troviamo scene che -stando alla critica - dovevano testimoniare la tranquilla vita del feudo sotto i Challant: gli affreschi sulla parete di fronte alla fontana ritraggono il mercato e le botteghe artigiane(beccaio, fornaio, sarto, speziale, formaggiaio/salumiere) in cui l'abbondanza trionfa ma altri elementi depongono per la rappresentazione nascosta dei vizi (ira, gola, lussuria), tuttavia non esiste ancora una lettura simbolica esaustiva (7 è un numero 'magico', intanto, non casuale). Lungo la parete perpendicolare, è raffigurato il Corpo di Guardia che, appese le armi alla parete, si concede a svaghi e giochi. Tra questi, si vedono benissimo il back-gammon e il 'filetto' (che per noi è la 'nostra' Triplice Cinta'). Si vedono due giocatori che stanno disputando una partita su un tavoliere, nel quale compaiono pedine bianche e nere. I loro abiti però non lasciano pensare a dei soldati, quanto più dei ricchi nobili; forse questi ultimi si concedevano di svagarsi con le guardie nei momenti...liberi.

Comunque la circostanza relativa ad un gioco tra soldati ci conferma tra l'altro quanto già appurato in altri luoghi, dove incisioni di 'filetti' vengono ascritte a soldati che, tra una pausa e l'altra, si dilettano a sfidarsi su questo tavoliere, dove lo scopo è mettere tre pedine in fila (gioco di allineamento). Questo comunque apre una parentesi sulla notorietà che questo gioco dovesse riscuotere nell'ambiente dell'epoca.

Per approfondimenti sulla mia visita al castello di Issogne: https://www.duepassinelmistero.com/Issogne.htm

 

 

 

Argomento: Issogne (AO): il gioco del filetto in un dipinto del Cinquecento

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