Il Museo didattico "Memorie del Tempo" a Perosa Canavese (TO):

filetti, tris, alquerque con sorpresa

(a cura di Marisa Uberti)
 
In occasione del Terzo Convegno Nazionale sulla Triplice Cinta che si è svolto a Biella il 20 Ottobre 2018, l'amico dr. Carlo Gavazzi, grande conoscitore del suo territorio e ricercatore ben noto nel campo che ci sta a cuore, ci ha gentilmente accompagnato in un museo del tutto particolare, situato a Perosa Canavese in un locale seminterrato del Municipio (ambientazione che subirà un trasferimento in locale più idoneo, ci ha assicurato il sindaco in persona, Michele Borgia. Cogliamo occasione di ringraziare lui e il personale che ci ha accolto, per la cordiale disponibilità).
Da diverso tempo Carlo ci parlava di questa "collezione", che si deve ad un eclettico ricercatore scomparso alcuni anni fa, Luciano Gibelli; egli fu un attivo studioso nel campo delle incisioni rupestri. Nacque a Canelli nel gennaio del 1925; giovanissimo, si trasferì a Torino e nel 1967 si stabilì in Valle d'Aosta. All'inizio del 1980 decise di fermarsi a Perosa Canavese, dove morì il 14 maggio 2007. Avendo raccolto materiale di vario genere nel corso della propria vita, pensò di creare un museo; il suo intento fu quello di coinvolgere soprattutto gli scolari e i ragazzi adolescenti per fare rimanere viva in loro la memoria di oggetti e strumenti che non si usano più, come  attrezzi agricoli relativi ai mestiere del contadino, alla casa, antichi arnesi da gioco, mobili e indumenti. Ma il museo è aperto a tutti coloro che si sentono "viaggiatori del tempo".
Il giorno precedente il Convegno siamo quindi andati a visitarlo, portandoci nel piccolo borgo dalle antiche origini. Da qui passava, al tempo dei Romani, un'importante strada di collegamento (Via Petrosa) tra Eporedia (Ivrea) e Augusta Taurinorum (Torino).
Il Museo espone una pluralità di oggetti di uso corrente nell'Ottocento e nel primo Novecento suddivisi in sezioni tematiche. Ogni pezzo esposto è catalogato con il nome in italiano e in piemontese (!) e, talvolta, è accompagnato da una descrizione di come veniva impiegato. Sono presenti alcuni reperti archeologici dell'età romana e fossili, oltre a calchi di incisioni rupestri, la cui presenza è stata rilevata in molte aree dell'Anfiteatro Morenico di Ivrea. Il museo aderisce al progetto "Rete Museale AMI", che prevede una valorizzazione e promozione del patrimonio museale di questo territorio.
Ciò che in questa sede preme evidenziare è la raccolta di calchi di filetti, Tris e Alquerque che il Gibelli realizzò negli anni '70 del secolo scorso. Probabilmente è proprio questa insolita collezione a rendere questo museo diverso dai numerosi musei etnografici di cui il Canavese abbonda. I calchi, oggi, non si possono più eseguire sulle incisioni e ciò aumenta l'interesse verso i modelli "gibelliani". Brevemente, per chi non lo sapesse, un calco è "un’ impronta di una superficie in rilievo fatta ad arte su materie idonee (argilla, gesso, cera, gomme siliconiche, etc.) allo scopo di ricavare riproduzioni identiche o in scala al modello originale". Luciano Gibelli attribuiva ai filetti una valenza esclusivamente simbolica e, stando a quando mi ha riferito Gavazzi, non accettava altre ipotesi, pur sapendo -verosimilmente molto bene - che tali schemi venivano usati per il gioco a pedine.
Su una parete della stanza si trovano una trentina di calchi, realizzati su tavolette di gesso dipinto e garza. Il fondo scuro fa risaltare le forme delle riproduzioni delle incisioni rupestri alpine, tra cui troviamo coppelliformi, astratti, schemi geometrici riferibili a quanto sopra detto. Non vi sono soltanto riproduzioni di incisioni rupestri ma anche relative a contesti architettonici.
Le interpretazioni che il Gibelli ne forniva sono oggi in gran parte superate ma restano comunque una sua idea, un suo lavoro mentale. Sicuramente il Gibelli vide personalmente gli originali sulle rocce ma per sapere se i calchi siano veramente fedeli bisognerebbe potere fare un raffronto (ad esempio potere disporre di una fotografia, accanto ai relativi calchi). Alcune di queste incisioni sono state documentate dall'amico Gavazzi, in rocce in posto, ma altre no. Al di là di speculazioni che si possono fare, riteniamo che questo straordinario museo vada valorizzato; soprattutto nella sezione "calchi", che rappresenta il suo fiore all'occhiello.
Da dove provenga il calco dei due Tris di cui andiamo a discutere non lo sappiamo perchè la numerazione assegnatagli dal Gibelli (n. 21) non è presente nella "legenda" generale. Comunque non dubitiamo che egli abbia visto l'originale.
Egli inscrisse i due schemi (Tris) in una sorta di "perimetro" aperto verso destra. Non possiamo sapere se l'originale fosse o sia  tutt'oggi così, se ancora esistente. Egli non attribuì ai due schemi una valenza ludica, ma li comparò con due monete: con la Didramma (didrachma, n.d.r.) di Selinunte, moneta della colonia greca di Megara (TP), V secolo a.C., e con la moneta di Imera, colonia calcidiese di Zancle (ME), sempre della stessa epoca (V secolo a.C.). Non sono nostre deduzioni ma fu proprio Gibelli ad inserire su questo calco una esplicativa didascalia. Si può avanzare l'obiezione che gli schemi siano morfologicamente somiglianti al Tris ma non sono la stessa cosa. Infatti il quadrato sulla didramma - come mostrata dal Gibelli - ha dieci raggi e non otto come nel Tris mentre la moneta di Imera ne mostra sei. Nonostante questo, siamo stati indotti a fare una breve ricognizione per verificare l'effettiva somiglianza degli schemi. Abbiamo trovato qualcosa di molto interessante: alcuni modelli di didrachme (o statere) emesse da Selinunte, presentavano il quadrato incuso (incavato rispetto al piano della moneta) diviso in otto sezioni (praticamente identico al nostro Tris)! Non si può negare che, a livello morfologico, la somiglianza esista (e non la conoscevamo, quindi dobbiamo ringraziare Gibelli per questo).
 
Foto di Classical Numismatic Group, Inc. https://www.cngcoins.com, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2863359
 
Tuttavia l'entusiasmo si è presto raffreddato trovando notizie e immagini che mostrano la medesima moneta con sensibili differenze nella struttura del quadrato, che può avere dieci raggi, insomma non si può certo paragonarlo allo schema del Tris, comunque è interessante.
 
https://www.cgbfr.it/sicile-selinonte-statere-ttb-,bgr_441306,a.html
 
 
  • Per visite al Museo "Memorie del tempo" di Perosa Canavese contattare il Comune all'indirizzo Piazza Municipio, 1 - 10010 Perosa Canavese (TO),
  • La pagina relativa al Museo è purtroppo datata, avendo ancora il recapito del sig. Gibelli come riferimento
  • Si ringrazia Carlo Gavazzi per la cortese disponibilità
  • Omaggio a Luciano Gibelli per avere fondato questo interessante museo
webmaster Marisa Uberti