FUMONE (FR)

Nei pressi del Castello vi sono almeno tre esemplari di Triplici Cinte* (vedi foto di apertura) incisi sul muretto che delimita la piazzetta ai piedi delle mura castellane, nei pressi dell’ingresso del maniero (*vedi aggiornamento del 13 agosto 2021 in calce a questa scheda).

Il noto archeologo professor Italo Biddittu e il ricercatore di Ferentino Fabrizio Pennacchia ne  hanno segnalata un’altra, incisa sopra un blocco di pietra murato verticalmente sulle mura esterne del maniero, sovrastanti la sopracitata piazzetta:

 Foto Fabrizio Pennacchia

     Foto Fabrizio Pennacchi

Notizie sulla località:

“Quando Fumone fuma, la campagna trema” recitava un vecchio adagio che circolava nel Basso Lazio (l’antica provincia di Campagna e Marittima dello Stato della Chiesa) con riferimento alle funzioni di punto d’avvistamento e segnalazione (tramite segnali di fumo, appunto) dell’antica Rocca di Fumone (oggi in provincia di Frosinone).

Ma il sinistro castello (chiamato pure Castello Longhi-de Paolis dal nome della nobile famiglia che da XVII ad oggi è ancora proprietaria del maniero) fu per secoli pure una spaventosa prigione pontificia, in cui fu rinchiuso anche l'anziano papa dimissionario San Celestino V (al secolo l'eremita Pietro da Morrone), che vi trovò la morte nel 1295, forse assassinato su ordine di papa Bonifacio VIII. Ma già nel secolo precedente il castello era stato teatro di un altro atroce “delitto di Stato”. Si racconta che nel 1124, i sostenitori di papa Callisto II seppellirono vivo nelel mura della rocca l’Antipapa Gregorio VIII (al secolo Maurice Bourdin) con ancora addosso i paramenti sacri. Il suo corpo non è mai stato ritrovato e molti storici ritengono che in realtà sia morto qualche anno dopo, sempre in prigionia ma nel monastero di Cava dei Tirreni. Comunque durante le visite guidate (infatti il maniero è aperto al pubblico sebbene i discendenti della Famiglia Longhi – de Paolis ancora lo abitino) viene indicata ai visitatori un lapide murata su una parete dietro la quale si troverebbe lo scheletro dell’antipapa.

Un' altra vicenda triste ed agghiacciante, non risalente al Medio Evo ma al XIX secolo, è quella che riguarda un bimbo di appena 5 anni; il “marchesino” Francesco Longhi, che sarebbe stato ucciso lentamente con l’arsenico nel cibo dalle sue stesse sette sorelle. Il piccolo Francesco, sebbene ultimogenito era l’unico figlio maschio della stirpe e avrebbe quindi acquisito l’intera eredità, secondo la regola della “primogenitura maschile”. Le sorelle, quindi, sebbene più grandi di lui non avrebbero ereditato nulla. La madre impazzita dal dolore non volle seppellire il bimbo e lo fece imbalsamare con la cera per tenerlo sempre vicino a se. La piccola mummia è ancora oggi conservata in una stanza del castello ed è visibile al pubblico. È rimasto un mistero su quale tecnica abbia adoperato il medico che lo imbalsamò e che, tra l’altro, morì subito dopo in circostanze mai chiarite.

Oltre all’ambiente in cui si trova il “marchesino”, si possono visitare anche altre stanze del castello, la cella e la cappella di San Celestino V (visitata anche da Papa Paolo VI nel 1966), ed il famoso giardino pensile di 3.500 mq. Quest'ultimo costruito nel XVII secolo sui torrioni e sui camminamenti del castello, si trova ad 800 metri slm ed è tra i più grandi d’Europa.

Una visita al castello dei Marchesi Longhi - de Paolis, è consigliata soprattutto a coloro che prediligono storie a tinte forti, ammantate di mistero e soprannaturale, degne di castelli scozzesi o della Transilvania.

  • Descrizione e foto (ove non altrimenti specificato): Giancarlo Pavat (2014)
  • Aggiornamento del 13/08/2021: in data odierna abbiamo personalmente visitato il borgo e trovato riscontro della bella TC murata verticalmente nello slargo parallelo a Via Risorgimento. Lo slargo accoglie i tavolini di un bar e precede di pochi metri l'ingresso al Castello. Il paramento murario in cui il blocco inciso è incassato appartiene al castello medesimo (forse un muro di contenimento del giardino pensile). Lo schema del "filetto" appare ruotato di circa 30° rispetto al lato della pietra.

Foto M. Uberti (13/08/2021)

Nella stessa piazzetta si trova un parapetto (che la divide da via Risorgimento) con diversi blocchi di copertura. Sul secondo, di calcare bianco, abbiamo trovato l'esemplare di Triplice Cinta come esattamente aveva documentato il nostro segnalatore Giancarlo Pavat anni fa; è ancora discretamente visibile nonostante sia sottoposto ad intemperie e sfregamenti delle persone che si siedono su di esso. In detta occasione abbiamo rilevato le misure che sono: 30 cm x 28 cm. Il modello è classico, senza diagonali. Sullo stesso muretto si trova un secondo esemplare, molto più consunto e che forse aveva le diagonali, inciso su pietra grigia. Non abbiamo invece trovato riscontro del terzo esemplare, probabilmente troppo consunto per poterne attualmente rilevare i contorni. All'inizio del muretto (proveniendo dalla discesa di Via Risorgimento) vi è un blocco calcareo riportante la data 1870 entro un quadrato.

Foto: M. Uberti (13/08/2021)

Foto M. Uberti (13/08/2021)

In conclusione, alla visita aggiornata odierna, gli esemplari di Fumone certi sono tre (altri probabilmente ne restano ancora da scoprire!)

webmaster Marisa Uberti