GORGA (RM)

Su pianerottolo esterno, al termine di una scaletta, appannaggio di un’abitazione privata in piazza Vittorio Emanuele II, sono incise tre TC. La prima è mostrata nella foto di apertura. Ulteriori esemplari di triplice cinta con dimensioni differenti, ubicati molto vicini fra loro su un pianerottolo alla fine di una piccola scalinata di accesso ad un portone di una abitazione privata.

L’esemplare numero uno è posizionato in verticale su una lastra di pietra calcarea, resa liscia dall’usura e dal tempo, scolpita per rispondere alla funzione di cornice del pianerottolo sopraelevato rispetto al piano della strada, sia per avere funzione di pavimentazione perimetrale di  quest’ultimo. Questo esemplare presenta i classici tre quadrati concentrici uniti fra loro da una croce che parte dai punti medi dei lati e le due diagonali che corrono sui loro vertici . Ha forma rettangolare, il lato più lungo misura circa 30cm, mentre quelo più corto ne conta circa 20cm. Risulta conservata in buono stato e chiaramente visibile nella sua interezza.

L’esemplare numero due invece, presenta lo stesso disegno dell’uno, ma è di forma quadrata ed è posizionato nelle sue immediate vicinanze. I suoi lati misurano circa 12cm.

L’esemplare numero tre è molto consunto dall’usura, in quanto si trova proprio al centro dell’ultimo gradino della scalinata. Si capisce poco del disegno della parte interna, mentre si intravedono delle diagonali ed il quadrato più esterno.Il suo lato dovrebbe misurare circa 20cm.

Il pianerottolo dove sono situate le tre TC.

Gli abitanti del posto non ne denunciano altri esemplari nelle vicinanze e nel piccolo paese. Tutti gli intervistati ne attribuiscono una funzione prettamente ludica, ricordando che tutti da bambini hanno giocato a filetto con questi petroglifi

  • Crediti: foto e notizie Fabio Consolandi

Aggiornamento al 30/08/2020. Due nuovi esemplari sono segnalati nel paese: uno in Via Garibaldi, 37 (misure 2 5x 20 cm), e l'altro presso la chiesa del SS. Rosario in Piazza Cavour, sul quarto gradino. Questa segnalazione è riportata da Giorgio Pintus in "Il gioco del filetto", Centro Studi Archeologici di Sezze Nuova Informazione, 2019, p. 20.

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