MATERA
Una Triplice Cinta è stata documentata nel sito del Convento di Sant’Agostino, all'esterno, su una lastra di copertura.
Ubicazione: oggi orizzontale, probabilmente verticale in origine
Supporto: frammento di reimpiego in pietra calcarea o marmo, probabile architrave
Dimensioni: non rilevate
Datazione presunta: 1576
Associazione con altri simboli: Croce sul Golgota nel campo interno; Alquerque o Tris parziale, più due iscrizioni con croci greche
Descrizione:
Nell’Archivio della Fototeca della Soprintendenza a Palazzo Lanfranchi, sono emersi dati interessanti dalla scheda corrispondente a una foto scattata dalla Soprintendenza nel Dicembre 1993, nel corso dei lavori di rifacimento della copertura del Convento di Sant’Agostino. La foto ritrae una lastra di recupero, presumibilmente in pietra calcarea, reimpiegata come copertina di un muretto del tetto del Convento, di cui si intravedono i coppi. Al momento non è stato possibile visionare dal vivo il luogo del reimpiego.
Foto Archivio fotografico della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici della Basilicata – Matera, negativo SOPR./ZA, n. 64657, cat. E, data Dicembre 1993
Si rileva che la lastra è incisa con almeno due tavolieri e due iscrizioni. In alto a destra è visibile una Triplice Cinta completa, corredata nel mezzo da una Croce sul Golgota leggermente inclinata a sinistra. In basso a destra appare inoltre un Alquerque (o un Tris, non è dato saperlo) di cui vediamo solo lo spigolo superiore sinistro e un centro distinto da una larga coppella. La presenza di un ulteriore Tris è in dubbio, data l’usura della lastra e la bassa risoluzione della foto. Si segnala la presenza di due iscrizioni corredate da croci greche: l’epigrafe più leggibile, ma interrotta da una lacuna del materiale, si trova in alto a sinistra della lastra e recita: SIGIS ☩ SAR, che possiamo ricostruire come SIGIS ☩ SAR[ACENUS], ovvero il nome di Sigismondo Saraceno, arcivescovo di Acerenza e Matera dal 1556 al 1585, inframmezzato da una croce come segno episcopale; la seconda epigrafe risulta troppo consunta e interrotta, tuttavia possiamo dire che sembra antecedente alla prima ed è stata incisa da una mano differente.
La presenza della malta, le lacune, l’usura e il taglio della lastra impediscono di rintracciare eventuali altri simboli. La precisione dei segni lascia intendere che si tratti di tavolieri ed epigrafi commissionati per qualche evento, pertanto difficilmente la lastra era esposta al calpestio orizzonatale come una soglia. Il nome dell’Arcivescovo potrebbe esstere stato inciso in occasione di una Visita Pastorale o per il Giubileo straordinario indetto dallo stesso Saraceno nel 1576. Lo storico Francesco Paolo Volpe infatti riporta: «Avendo la Santità di Greg. XIII. nell'anno 1575 celebrato in Roma l’anno santo, respinse a Sigismodo l’anno seguente, Breve Apostolico, acciocché i suoi Diocesani guadagnassero quel giubileo, visitando le Chiese d'Acerenza, e di Matera, dividendosi secondo la partizione della Diocesi in alta, e bassa. Apertosi in Matera questo giorno, e determinate da lui le Chiese da visitarsi, che furono l’Arcivescovado, la Chiesa di S. Maria della Valle, e le Chiese delle Monache claustrali di S. Lucia, e della SS. Annunziata; dal dì 9 Aprile 1576 principiarono ad accedervi ordinatamente tutti i Cleri, e Popoli circonvicini» (Volpe 1818, p. 292).
Quanto alla provenienza di questo reperto erratico, la forma e lo spessore lascerebbero pensare al frammento di un possente architrave del portale d’ingresso a una chiesa. La fondazione della prima chiesa di Santa Maria delle Grazie e Sant’Agostino risale al 1594, poi questa fu edificata altre due volte e noi ne vediamo la veste barocca risalente al 1750.
È allora probabile che il frammento provenga da una chiesa non molto lontana, come la rupestre San Pietro Barisano, la cui parrocchia fu trasferita a Sant’Agostino nel 1903 insieme agli arredi sacri, incluso il fonte battesimale che apprezziamo entrando a destra. La facciata di San Pietro fu rifatta nel 1755. Pensando, tuttavia, alla possibilità che possa appartenere a una delle chiese giubilari, nel 1674 Madonna delle Virtù (di proprietà delle Monache dell’Annunziata) subì rimaneggiamenti, e fu anche ridotta negli anni Trenta per la realizzazione dell’attuale strada carrabile; una serie di modifiche e spoliazioni subì anche il Monastero di Santa Lucia. Al momento non possiamo escludere nessuno di questi siti.
- Segnalazione: arch. Sabrina Centonze (16 luglio 2020), che si ringrazia vivamente. Rif. bibl.: Centonze Sabrina, La Triplice Cinta, il Tris e l’Alquerque: da tabulae lusoriae a simboli di pellegrinaggio. Nuove acquisizioni lucano-pugliesi per il censimento nazionale, in "MATHERA", anno IV n. 12, del 21 giugno 2020, Antros, Matera, pp. 85-96
- Scheda inserita il 20/07/2020 da M. Uberti