MILANO

Questo interessante esemplare si trova "nascosto" dietro la balaustra dello scalone che porta dal piano terra al primo piano dell'antico Palazzo Trivulzio, oggi Brivio-Sforza, non lontano dal Duomo cittadino (Piazza Sant'Alessandro). La Triplice Cinta (TC), molto bene eseguita, è presente nella parte inferiore di una lastra epigrafica funeraria pertinente a una donna di nome Agata, vissuta tra il 472 e il 512 d.C. (si ritiene di epoca ostrogota), figlia di Gattila, comes che frequentava la corte imperiale (la donna, quarantenne, morì durante il regno dell'ultimo re ostrogoto, Teodorico) [1]. La lastra fu scoperta durante lavori di scavo effettuati nel 1783 in una via che porta a Piazza Fontana, molto vicino al Duomo (via Pattari): lì si trovava l'urna contenente alcune ossa, con un'iscrizione incisa sulla lastra di copertura in marmo. L'area coincide con quella della scomparsa chiesa di San Michele "sub Duomo"; si tratta di una zona detta "Campo Santo" nelle fonti storiche, dove cioè si estendeva il Cimitero della Basilica Metropolitana. La lastra è in marmo bianco venato e fu conservata nella Sala Capitolare del Duomo dal momento della sua scoperta fino a quando si suppone che il collezionista don Carlo Trivulzio (il più importante e illustre collezionista milanese del 1700, deceduto nel 1789) la chiese e ottenne per portarla nella collezione della sua casa (dove ancora oggi si trova, infatti, murata nella parete sinistra dello scalone che dal pianterreno conduce al primo piano del Palazzo, divenuto nel frattempo proprietà Brivio-Sforza).  Le misure dell'esemplare sono 26 x 26 cm e il modello è quello classico; è visibile soltanto parzialmente, stante la sua attuale collocazione (che si ignora a quando risalga), ma adeguatamente. La TC è integra, realizzata con una certa accuratezza e discreta precisione geometrica. Si possono avanzare diverse domande sull'epoca di esecuzione dell'incisione: anteriore, contestuale o posteriore all'epigrafe funeraria? La risposta implica valutazioni di diverso tipo, comprendendo anche l'intenzione simbolica ma al momento, non disponendo di elementi probanti, dobbiamo rimanere nel campo delle mere supposizioni. Lo stile dell'epigrafe e quello dello schema sono obiettivamente differenti (secondo chi scrive, la TC è molto più recente). La presenza della tabula lusoria non è segnalata nei verbali inerenti il ritrovamento dell'urna di Agata e della lastra che la copriva: nessuno ne fa cenno ma non per questo va scartata a priori la sua esistenza (fu omessa perchè ritenuta ininfluente rispetto all'importanza dell'epigrafe?). Tuttavia, se la TC non vi fosse stata, si dovrebbe ritenere che sia stata incisa quando la lastra si trovava nella Sala Capitolare del Duomo. Ma perchè? E da chi? Nei nostri ventennali studi abbiamo documentato i contesti più curiosi e i casi più singolari, pertanto nulla può stupirci (sappiamo bene che nei contesti religiosi il gioco non era affatto bandito, anzi). Oppure questa lastra funeraria - subentrata verosimilmente nella Collezione Trivulzio ante 1789- per qualche ragione finì per perdere il suo valore storico e fu adoperata come una sorta di tavolino da gioco? La dobbiamo infatti immaginare in posizione orizzontale e non raddrizzata come oggi (tra l'altro non sappiamo quanto la lastra si prolunghi in verticale nella parete). Quando venne murata nell'attuale collocazione? Da allora perse chiaramente ogni valenza ludica, venendo accantonata anche la lastra stessa, seppure gli epigrafisti conoscano molto bene "l'iscrizione di Agata". Ma nessuno sembra avere considerato il filetto inciso sotto di essa finchè il 30 Settembre 2015 il dr. Francesco Muscolino (archeologo ufficiale del Ministero dei Beni Culturali), recandosi in loco per una ricognizione documentale dell'epigrafe, ne ha colto la presenza, fino a quel momento inedita, e da lì è partita una sua ricerca per approfondire la questione, che è di sicuro interesse per la scrivente e per chi ci legge.

  • Crediti: rif. bibl. Francesco Muscolino (Museo Archeologico Nazionale di Cagliari), Une "Triple Enceinte" et l'inscription funérarie de Agate filia comites gattilanis à Milan

    Board Game Studies Journal Volume 16, Issue 1, pp. 397–412 DOI: 10.2478/bgs-2022-0013. La scoperta è stata presentata durante il XXI Board Game Studies Colloquium tenutosi ad Atene 23-26 Aprile 2018

  • Scheda inserita il 15/05/2023 da M. Uberti
[1] L'iscrizione recita:

hic requiescit in pace

Agate, filia comites

Gattilanis, qui vixit

in seculo ann(os) pl(us) m(inus) XL

deposita est sub d(ie) III

nonas Sept(em)br(es) p(ost) c(onsulatum) Felices

 

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