OSIMO (AN)

Grotta ipogea sotto Palazzo Simonetti, in verticale su una parete tufacea, in un tratto del corridoio (buio fitto). L'esemplare presenta quattro ( se non cinque) "cinte" profondamente scolpite.

  • Le Grotte Simonetti (descrizione tratta dal mio articolo del gennaio 2008):

La profondità media di questi ambienti è di 10.5 m e il loro ingresso è da via Saffi, presso il palazzo Hercolani Fava Simonetti. Non sono illuminate artificialmente ed è necessaria una torcia (anche se risultano molto suggestivi i lumini a cera disseminati sul percorso, che consentono di capire come ci si dovesse 'muovere' lì sotto e quanta conoscenza si dovesse avere delle diramazioni per non perdersi). Inoltre andrebbe ulteriormente esplorata. Presenta sette pozzi di cui ne sono visibili ben sei. Anche questa grotta, come altre presenti nel territorio osimano, ha un andamento labirintico e venne usata come rifugio antiaereo nel 1944. Non presenta la serie di sculture che abbiamo potuto ammirare nella grotta Campana ma certamente ci ha rivelato qualcosa su cui stiamo indagando da tempo: una triplice cinta ( o dovremmo dire quadruplice), che recenti studi metterebbero in relazione con la presenza dell'Ordine Templare o Giovannita nella città di Osimo e sulla quale si daranno aggiornamenti prossimamente. Nel corridoio principale immediatamente sottostante alle cantine del palazzo si trovano anche: una lunga croce incisa e una croce patente in cotto che appare in verità applicata (in tempi imprecisati) sull'arenaria. Tale croce, più che ai Templari , fa pensare a quella usata dai Cavalieri Gerosolimitani. A titolo informativo si fa osservare che la guelfa famiglia Sinibaldi, la prima proprietaria del palazzo ( XII sec.) ebbe quattro o cinque capitani dell'Ordine degli Ospitalieri (o Gerosolimitani o di Malta) nel corso dei secoli (oltre a quattro vescovi, banchieri, sindaci ma anche cospiratori e massoni a quanto si dice) e che i Simonetti subentrarono nel XVII sec.; si sa che una Enrichetta Simonetti aderì alla Loggia Massonica di rito Scozzese Gioseffina di Milano. I Sinibaldi (insieme alla famiglie dei nobili Gozzolini, Guzzoni, Leopardi, Bonvillani) vennero considerate sospette e potenzialmente cospiratrici dagli Statuti comunali del 1340 e 1342, venne loro interdetto di entrare al palazzo del Podestà e del Rettore del Popolo, di ricevere cittadini nelle proprie abitazioni e di frequentare i pubblici uffici. Questo potrebbe far ipotizzare un comportamento ' sotterraneo  che non attirasse troppo l'attenzione. C'è insomma una commistione di elementi storici, speculativi e sicuramente misteriosi attorno alle grotte di questo Palazzo, in qualche maniera legate comunque ad alcune altre nel territorio osimano.
Si segnala, nella grotta, la presenza di una sala circolare, da cui si diramano alcune gallerie; vi sono delle eleganti nicchie e la cosa singolare è che vi è una sorta di "spazio" situato ad un livello inferiore, in cui un eventuale "Maestro" poteva impartire direttive per eventuali rituali senza essere visto dai partecipanti. In una nicchia è stata ritrovata una grossa giara di terracotta interrata che veniva usata per nascondervi oggetti di valore.

Foto: Marisa Uberti (gen. 2008)

Si ringrazierà per sempre Roberto Mosca, compianto amico fraterno, grande ricercatore, per avermi accompagnata nelle Grotte una prima volta nel novembre del 2007 e una seconda volta, con piccolo gruppo, nell'aprile del 2010.

All'esemplare è stata dedicata una scheda nel nostro volume "I luoghi delle triplici cinte in Italia. Alla ricerca di un simbolo sacro o di un gioco senza tempo?" (Uberti, M.- Coluzzi, G., Eremon Edizioni, 2008)

webmaster Marisa Uberti