PRADA (Bellinzona, Canton Ticino)
Bellinzonese – Su una panchina davanti ad una cascina. Coordinate: 723.896/115.689 - Altitudine: 689 metri

Salendo lungo un antico sentiero che parte da Prada, nel Bellinzonese, il tempo sembra rallentare. Il bosco si richiude intorno al cammino e qua e là compaiono i resti di vecchie cascine in rovina, silenziose testimoni di un passato contadino ormai scomparso. È in una di queste che, accanto al sentiero, ho fatto una scoperta: su una panchina di pietra all’esterno dell’edificio, è incisa una tavola da mulino perfettamente riconoscibile, di circa 20 x 20 centimetri (modello con diagonali). A differenza di molte altre, questa non è incisa al centro del blocco, ma su uno dei lati della pietra. Un dettaglio che mi ha fatto pensare a una scelta precisa: lasciare lo spazio necessario perché una persona potesse sedersi accanto alla tavola, forse per giocare insieme a un’altra seduta per terra. Un gesto semplice, ma pieno di significato, che racconta di momenti di pausa, di socialità e di vita quotidiana tra i monti. Tavole da mulino come questa ne ho trovate diverse accanto a cascine e stalle, spesso scolpite su pietre di seduta o sui muretti all’ingresso. La loro posizione non lascia molti dubbi: erano veri e propri giochi popolari incisi nella pietra, usati per trascorrere un po’ di tempo tra una fatica e l’altra, o forse per passare le lunghe serate d’autunno e d’inverno.


Prada, un antico villaggio conosciuto anche come San Girolamo sulle carte topografiche, si trova a 577 metri di altitudine, sopra Ravecchia, in una conca protetta tra i torrenti Dragonato e Guasta. È raggiungibile solo a piedi, attraverso una mulattiera che parte da Ravecchia, da Serta (nel territorio di Giubiasco) oppure dal Castello di Sasso Corbaro, passando per Pian Laghetto. Il villaggio conserva ancora oggi più di quaranta resti di costruzioni tra case e stalle, testimonianza di un tempo in cui la zona era abitata e coltivata. L’origine di Prada si perde nel passato, ma probabilmente il villaggio esisteva già nel XIII secolo, o forse anche prima. Le cause del suo abbandono restano incerte, anche se una leggenda popolare attribuisce lo spopolamento alla peste del 1629-1630, la stessa descritta da Alessandro Manzoni ne "I Promessi Sposi". Secondo questa tradizione, Prada sarebbe stata trasformata in un lazzaretto per gli appestati, ma non esistono prove documentarie che confermino questa ipotesi. Nel 1770, il pastore protestante Rudolf Schinz visitò il Ticino e descrisse le case di Prada come rifugi costruiti in fretta durante un’epidemia, senza tuttavia specificare quale. È curioso notare che, già all’epoca, il villaggio risultava abbandonato da oltre un secolo. Tuttavia, osservando i resti delle costruzioni ancora visibili oggi, si nota un lavoro accurato: muri solidi in pietra e malta di calce ben conservata dimostrano che le case non furono affatto costruite in fretta, ma con cura artigianale e conoscenza.

Dai registri della Confraternita del Santissimo Sacramento della parrocchia di San Biagio di Ravecchia, risulta che le ultime menzioni di abitanti di Prada risalgono al periodo tra il 1630 e il 1640, proprio negli anni successivi alla peste. È probabile, quindi, che lo spopolamento sia avvenuto in modo graduale, a causa di più fattori ancora sconosciuti. Gli abitanti di Prada vivevano di agricoltura, viticoltura e allevamento, sfruttando i terrazzamenti che ancora oggi si possono riconoscere intorno al villaggio, specialmente nella zona di Prada di Sopra. In passato, l’area non era ricoperta dal bosco come oggi, ma dominata da vigneti che si estendevano fino alle case. Nel Cinquecento, circa un terzo dei terreni era destinato alla vite; si coltivavano anche cereali come orzo, miglio e segale, macinati in loco, e le castagne rappresentavano una risorsa alimentare fondamentale. Accanto al villaggio sorge la chiesa di San Girolamo, che pur non essendo elencata tra i monumenti storici, conserva un notevole valore testimoniale. Il 9 dicembre 1583, San Carlo Borromeo visitò la chiesa, e dai resoconti della visita si apprende che in quell’anno il villaggio contava circa 40 famiglie, pari a una popolazione di 140-200 abitanti. A confronto, Bellinzona nello stesso periodo contava circa 1.200-1.400 abitanti. La chiesa primitiva era più piccola; il coro venne aggiunto verso la fine del Seicento. Sopra la finestra del coro si trova una lunetta con l’immagine di San Girolamo e la data 1686, mentre il campanile fu costruito nel 1816. Durante i lavori di restauro del 2007, sotto l’intonaco del coro sono emerse alcune pitture tardomedievali, testimonianza del valore storico del luogo di culto.

In questa foto vediamo ancora la TC (ripassata con gesso al fine di evidenziarla meglio) nel suo contesto, sul margine sinistro della lastra
Nel 1938, durante la costruzione del nuovo ospedale di San Giovanni Battista, venne ritrovata una lastra di pietra finemente lavorata con l’incisione:
Haec sacra turris edificata est a fundamentis anno Domini M.D.C.C.C.XVI
che significa: “Questa sacra torre venne edificata dalle fondamenta nell’anno del Signore 1816”. Oggi la lastra è collocata all’interno del portale d’ingresso del sagrato, a ricordo di un luogo che, pur silenzioso e dimenticato, continua a custodire una parte preziosa della storia di Bellinzona.
- Segnalazione, foto e scheda: Luca Bettosini (agosto 2025), che ringraziamo vivamente!
- Scheda inserita da M. Uberti il 30/10/2025
