SERMONETA, ABBAZIA DI VALVISCIOLO (LT)

La scheda relativa agli esemplari dell'Abbazia Cistercense di Valvisciolo è presente in questo censimento da molti anni, essendo essi stati già documentati dal ricercatore Giulio Coluzzi (v. "Crediti") ante 2008, tuttavia riteniamo utile aggiornarla dopo esserci recati personalmente a visitarla nell'agosto 2021, sia per confermare la presenza e la conservazione degli esemplari stessi sia per aggiungere qualche particolare "nuovo". Notizie sull'abbazia invitiamo a leggerne nell'approfondimento del sito ufficiale dei Cistercensi. Ci troviamo ai piedi del Monte Corvino, circondati dai Monti Lepini. L'abbazia è dedicata ai Santi Pietro e Stefano ed è contornata da un alone di mistero che affonda già nelle sue oscure origini: chi la costruì? Era già esistente quando arrivò la prima comunità di monaci cistercensi (seconda metà del XII secolo)? La storiografia ipotizza che furono le maestranze dell'Ordine Cistercense stesso a costruirla, appunto per ospitare i primi monaci e che fu poi rimaneggiata nel XIV secolo. C'è però ancora incertezza sulla sua fondazione che, secondo alcuni, sarebbe da attribuire ai Templari, secondo altri ad un periodo antecedente e per opera dei monaci Basiliani. L'abbazia è "figlia" di quella di Marmosoglio (1167 e chiusa nel 1396), a sua volta figlia di quella di Fossanova (comune di Priverno, LT), emanazione dell'abbazia di Hautecombe in Francia, che era figlia diretta della linea di Clairvaux [1].

Nel chiostro, appena si entra (lato ovest), si rimane affascinati dalla bellezza e dall'armonia, ma dobbiamo riprenderci e occuparci del nostro studio! Prima di metterci a cercare le Triplici Cinte sulle lastre di copertura del parapetto del chiostro, osserviamo il muro a destra della galleria porticata occidentale, dove si trova una porzione di parete protetta da un plexiglass: su lacerti dell'antico intonaco si trovano dei graffiti molto famosi, per gli amanti del genere, a partire dal "Sator", qui in forma di reticolo circolare. E' un esemplare di dimensioni assai esigue (circa 5 cm di diametro), il cui significato è legato alle formule magico-apotropaiche molto in voga nel Medioevo (in ogni tempo, veramente, ma in particolare in quel periodo); vi è poi un'iscrizione latina a rilievo, un cuore, un paio di rettangoli, dei cerchi concentrici dal diametro molto piccolo, alcune lettere sparse. In una porzione più staccata (ma sempre sullo stesso lato) si osservano alcuni Nodi di Salomone e segni forse lasciati dai pellegrini con probabile intento apotropaico oppure dai costruttori. Non sono però sullo strato di intonaco primitivo.

La porzione di intonaco su cui si trova il reticolo del "Sator" venne alla luce diversi anni fa in seguito all'abbattimento di un muro che era stato addossato alla parete

Vari Nodi di Salomone, completi e incompleti

Sono almeno due gli esemplari di TC incise su altrettante lastre di copertura del muretto del chiostro, più una che a nostro avviso c'era ma attualmente è poco leggibile e un Alquerque, che ci sarebbe sfuggito a causa del forte soleggiamento della lastra su cui è inciso. Abbiamo comunque tentato di creare un po' d'ombra con le braccia e la verifica della fotografia ci ha confermato che si tratta proprio di un Alquerque (di cui purtroppo non abbiamo potuto prendere le misure ma occupa gran parte della lastra, v. scheda).

La prima Triplice Cinta (foto di apertura) si trova sull'ultima lastra della galleria settentrionale, quasi all'angolo N-E; è incisa con tratti profondi nella pietra, non ha diagonali ma un marcato foro centrale. La lastra presenta fratture e solchi. La forma dello schema è perfettamente quadrata, dato che misura 21,5 x 21,5 cm; è stato senz'altro realizzato con l'impiego di strumenti e non a mano libera, perchè i rapporti geometrici sono ben rappresentati (proporzione tra i quadrati). E' dunque un bellissimo esemplare, curato, che doveva resistere all'usura del tempo. In merito all'epoca della sua esecuzione non è possibile sbilanciarsi ma bisognerebbe sapere con esattezza se le attuali lastre di copertura del chiostro sono originali o se siano state sostituite e quando. Non dimentichiamo che, per la soppressione degli ordini monastici operata da Napoleone I,  dal 1807 al 1863 l'abbazia rimase priva dei monaci; inoltre vanno tristemente ricordati i bombardamenti avvenuti nell'area dell'abbazia, con la presenza di soldataglia tedesca nel periodo di occupazione del 1943-'44 in cui, tra l'altro, una parte del monastero fu destinata ad ospedale da campo. Il complesso fu restaurato agli inizi del 1900 e a metà degli anni '50, quando venne anche ampliato; tutt'oggi assolve la sua funzione abbaziale per una comunità di Cistercensi.

Prima di incontrare la seconda TC, abbiamo rilevato l'Alquerque di cui si è già accennato (v. scheda). Sul lato orientale del chiostro, su una lastra posta leggermente a destra e di fronte alla Sala Capitolare, vi è quindi una seconda Triplice Cinta, più grande della precedente ma anch'essa perfettamente quadrata, misurando 30 x 30 cm. E' caratterizzata dalla presenza di un quadrato "sovraimposto" nella parte inferiore (quella rivolta verso l'interno del chiostro).

Sopra e sotto, lo stesso esemplare visto da due inqadrature diverse

Il nostro collaboratore si appresta a misurare la TC che ha il quadrato "sovraimposto"

Guardando un pilastro situato di fronte a questa ala del chiostro (quindi pertinente al lato occidentale), abbiamo notato uno scudo inciso che contiene una sorta di monogramma. L'incisione occupa tre corsi di blocchi, quindi fu realizzata quando questo paramento murario era perfettamente esistente. Il monogramma ci ha evocato quello trovato anni fa in più parti dell'Abbazia Cistercense di Morimondo, seppure in quel caso sia diverso, però potrebbe comunque riferirsi ad un logo adottato dai monaci dell'abbazia di Valvisciolo. 

I

Alzando lo sguardo si noterà, nella chiave di volta della campata, una stella a otto punte. Restando in tema "chiavi di volta" segnaliamo che all'interno della chiesa, nell'ultima campata della navata centrale, sul soffitto è presente questo bellissimo residuo di affresco, sorprendente per la nostra ricerca:

I capitelli delle colonnine del chiostro sono un campionario di simboli molto interessanti ma ne parleremo in altra sede anche perchè l'abbazia è uno scrigno di opere d'arte che vale la pena di approfondire.

[1] Il "sistema cistercense" prevede che ciascuna abbazia sia figlia di un'altra abbazia e spesso generi altre abbazie figlie. La madre principale di tutte le abbazie cistercensi è Citeaux la quale generò 4 "Abbazie Madri" (Clairvaux, Morimond, La Fertè e Pontigny). Da esse discesero tutte le altre abbazie europee, che si ingrandirono a macchia d'olio, proprio per il sistema inventato dai Cistercensi.

  • Gli esemplari presentati in questa scheda sono stati tutti documentati, fotografati e misurati da M. Uberti e A. Marchetti il 17/08/2021
  • Una scheda apposita approfondita è pubblicata nel libro "I luoghi delle triplici cinte in Italia: alla ricerca di un simbolo sacro o di un gioco senza tempo?" di Marisa Uberti - Giulio Coluzzi (Eremon Edizioni, 2008), pp. 242-244. Oggi il libro è reperibile nella maggioranza degli e-store
  • Scheda inserita da M. Uberti il 30/10/2021
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