CINETO ROMANO (RM)

Oltre al bell'esemplare di Via della Porta (v. scheda), altre TC sono state documentate in altri punti del paese. Quella dell'immagine di apertura si riferisce all'esemplare inciso sull'ampio e basso gradino (molto consumato) che precede il portale della chiesetta di S.Maria delle Grazie, distante 1 km circa dal
paese sulla strada campestre che conduce a Riofreddo, L’edificazione della chiesetta, con entrata ad est, pare risalire a prima del Mille ed era proprietà dei benedettini. Nel XIII secolo passò ai francescani che, di fianco, vi edificarono anche un convento. La porta ad arco tondo risale al 1644, rifatto nel secolo successivo. Nulla si sa invece dell'epoca del gradino su cui è incisa la TC che misura: quadrato esterno (lato) cm 30, cm 18 quello medio e cm 10 quello
interno. La cinta più interna  è quella che si è mantenuta meglio ed al suo interno reca incisa una croce (cm 6 x 4). Sempre sul lato sinistro prossimo al bordo del grosso parallelepipedo– evidentemente il meno calpestato dai fedeli, orientati a transitare più al centro – si notano lievi tratti delle mediane. Le linee non appaiono profonde e sono tracciate in modo molto incerto.

Altri esemplari sono stati documentati da A. Tacchia nel paese;  i più conservati si possono vedere nei seguenti luoghi:

  • sulle grigie pietre del muro di via C. Todini:

Scrive A. Tacchia: "All’inizio di via Carlo Todini, all’interno del cortiletto dell’abitazione di Giuseppe De Simone, subito dopo il bar, su un blocco di pietra poggiato a terra,’è tracciata una triplice cinta ancora abbastanza visibile, tranne nel lato sinistro molto consumato. Le linee risultano incise profondamente, anche se in modo incerto ed irregolare. Presenta il foro centrale (cm 1), le mediane e si notano ancora alcuni segmenti delle diagonali. La pietra è rovinata e sporca di muschi. La cinta esterna misura cm 20, quella di mezzo cm 15 e la centrale cm 7. «Questo blocco ce l’ho messo io qui – mi ha detto Giovanni De Simone, fratello del proprietario – quando ho fatto i lavori. Stava dritto all’ingresso, sulla strada, proprio all’inizio delle scalette. Ci giocavano in piedi».

  • Su una pietra calcarea in Via del Pozzo:

Scrive A. Tacchia: "All’inizio di via del Pozzo, sopra un ammasso di rocce sulle quali è stata edificata un’abitazione, c’è una triplice cinta. Le linee dei quadrati sono ben visibili, regolari e incise profondamente da mano esperta; la cinta maggiore misura cm 30. Si intravedono segmenti delle mediane, della diagonale e un piccolo foro nel centro. La roccia, che qui è stata livellata, è molto rovinata, fessurata trasversalmente e sporca divernice verde, di residui di catrame e di malta. Sulla parte bassa di sinistra (ovest) manca un angolo del quadrato più grande a causa di una frattura della pietra; la parte alta (nord) è stata ricoperta, invece, dal catrame e da una gettata di cemento servita come base per rinforzare la finestra della retrostante cantina. Probabilmente la triplice cinta aveva il lato nord attaccato alla parete della vecchia abitazione".

Altri esemplari sono stati segnalati nei punti seguenti:

  • Lungo la “Via Nuova”, come veniva chiamata la strada realizzata da C. Todini (1841- 1931), di fronte a via del Portico, su uno dei parallelepipedi di pietra grigia che fanno da copertina al muro, oggi con ringhiera in ferro, è incisa una triplice cinta con la quale giocavano i ragazzi mettendosi cavalcioni sul muro. Il quadrato più grande misura cm 24, cm 12 quello in mezzo e cm 6 il più piccolo. Sono evidenti le diagonali e le linee mediane, appena accennato un foro centrale. Il filetto è abbastanza visibile, malgrado la pietra scura e l’azione corrosiva delle intemperie
  • Sulla scala di una abitazione in via Adua 19, sul primo gradino, soffocato dai sampietrini grigi della strada, compare un’altra triplice cinta sufficientemente conservata, pure se sporcata dal terriccio e dall’acqua che cade dai vasi di fiori che la circondano e, spesso, la occultano. È larga come tutto il gradino, con linee regolari e profonde; si percepiscono appena, a causa della sporcizia e della consunzione, i segmenti delle mediane; ha un largo foro centrale. La pietra è molto rovinata.
  • Sugli scalini di un'abitazione in via della Grotta 4, sul secondo gradino dell’antica scala realizzata con grandi pietre di calcare locale, ci sono tracce di un’altra triplice cinta. Nella parte alta, verso l’ingresso dell’abitazione, si notano i lati bene incisi del quadrato maggiore, un segmento
    del secondo quadrato e il foro, non propriamente centrato. L’uso secolare della scala da parte dei residenti e le intemperie hanno contribuito alla sua quasi totale cancellazione.. «Da bambino ci vedevo giocare i ragazzi con i bricchi», ci ha detto Luigi Latini, dove il termine bricchi sta per piccoli sassolini.
  • Ma ve ne sono tracce evidenti di altre sui gradini di alcune case in via Adua, Via della Mandorla, via Roma, in via dell’Orologio e nella corte del castello.

Inoltre sono stati individuati altri petroglifi da A. Tacchia, quali particolari croci.

 

  • Crediti: Artemio Tacchia (foto + notizie, fornitemi direttamente dall'Autore, pubblicate nell'articolo "MISTERIOSI PETROGLIFI A CINETO ROMANO,CERVARA DI ROMA E ROVIANO" in Aequa -Indagini storico-culturali sul territorio degli Equi, n. 53/giugno 2013), p.81-86. I sopralluoghi a Cineto Romano lsono stati effettuati dall'Autore in data 6 aprile, 27 aprile e 8 maggio 2013.
 

 

webmaster Marisa Uberti