PRIVERNO (LT), Abbazia di FOSSANOVA

Trovate n. 4 TC. N.B. Nell'agosto 2021 ci siamo recati personalmente in visita all'abbazia di Fossanova e, in fondo a questa scheda - che fu redatta nel 2015 dal ricercatore e nostro collaboratore Giancarlo Pavat - daremo gli aggiornamenti che riteniamo utili ai fini di integrare e completare il quadro in materia di Triplici Cinte e Alquerque del bellissimo chiostro cistercense.

Non lontano da Priverno (LT) sorge l'abbazia cistercense di Fossanova in cui si trovano almeno due esemplari di Triplice Cinta (sarebbero quattro, ma due non si leggono più*). Sono perfettamente visibili e si trovano sul muretto di sostegno delle colonne del Chiostro. Una è quella mostrata nella foto di apertura e l'altra qui di seguito:

Notizie sul luogo:

Nato nel VI secolo d.C., come insediamento dei Benedettini, sulle rovine di una villa romana (di cui negli anni '50 sono stati riportati alla luce notevoli resti delle terme, proprio di fronte al sagrato della chiesa abbaziale), il complesso prende il nome dal “Fossum Novum”, ovvero un canale di deflusso delle acque con il quale si cercava di bonificare il territorio circostante. Parte del primitivo cenobio corrisponde al cosiddetto "Blocco di San Tommaso", a nord-est del chiostro, che comprende la "foresteria" o "infermeria" dei monaci e la presunta "Casa dell'Abate"; dove, secondo la tradizione, sarebbe spirato l'Aquinate. Parte degli ambienti al pian terreno conservano ancora tracce delle antiche decorazioni geometriche, come losanghe e scacchiere e "Croci ancorate" benedettine rosse inscritte in una circonferenza dello stesso colore. Nel 1135, papa Innocenzo II insediò i Cistercensi e nella seconda metà del medesimo secolo iniziarono i lavori di ristrutturazione e ampliamento a seguito dei quali la chiesa raggiunse l'aspetto “gotico-borgognone” con cui l'ammiriamo ancora oggi.

                

                              Splendida immagine della chiesa abbaziale di Fossanova

Nel 1208, papa Innocenzo III da Anagni si recò a Fossanova per consacrare solennemente, il 19 giugno, l’altare della chiesa. Fu il periodo di maggior splendore per l’Abbazia. Centro di irradiazione della cultura e dell’arte. Insigni mastri costruttori, scalpellini, matematici, percorsero il suo chiostro ed i suoi cortili. Poco meno di settant'anni dopo, nel 1274, Fossanova accolse amorevolmente Tommaso d’Aquino, che qui si spense il 7 marzo, assistito dal fido Fra’ Reginaldo da Piperno e dall’Abate Tebaldo. Nell'Abbazia è visitabile una cella che viene indicata come quella in cui il Santo alloggiò nei suoi ultimi giorni di vita. Inoltre, alcune strane ome visibili sopra una lastra in pietra del chiostro, sarebbero, secondo la leggenda, le impronte della mula del Santo.

                  

                    Scorcio del Chiostro

Numerose simbologie fanno capolino sugli elementi architettonici soprattutto del chiostro,  attorno al quale, come in tutti i conventi cistercensi, ruotano i locali del refettorio, della Sala Capitolare, dell’Infermeria ed altri ancora. Il Chiostro appare come una vera e propria "Summa" (al pari di quello quasi coevo dell'abbazia di Valvisciolo sempre in provincia di Latina) di simboli misteriosi. Si notano pure una piccola "croce patente" e il cosiddetto “Segno del Golgota” o “Segno della Commanderia”.

  

 La "croce del Golgota", a sin. e la "Croce potenziata", due dei tanti segni e simboli incisi sulle lastre del chiostro

Anche due esemplari di Alquerque (v. scheda) si trovano lungo questo muretto. Un simbolo simile si nota sopra la lastra calcarea orizzontale del "passavivande" del "Refettorio". All'ingresso del Chiostro si vede una "Croce potenziata" graffita su un muro a fianco alla "Porta dei conversi". All’interno della Sala Capitolare che si apre sul Chiostro fanno bella mostra di sè due grandi “Nodi di Salomone”, uno dei quali è decisamente consunto.

                                             

  • Segnalazione e foto: Giancarlo Pavat (febbraio 2015)
  • Una scheda sugli esemplari dell'Abbazia di Fossanova è presente nel nostro libro "I luoghi delle triplici cinte in Italia: alla ricerca di un simbolo sacro o di un gioco senza tempo?" (Uberti, M., Coluzzi, G., Eremon Edizioni, 2008). Il Coluzzi individuò un terzo esemplare sul muretto del chiostro, asserendo che lo schema era molto sbiadito (pur ancora distinguibile). "Si deduce che si tratti del nostro simbolo per analogia, in quanto si vedono alcuni frammenti dei lati orizzontali delle prime due cornici ed uno del segmento verticale che li unisce".

AGGIORNAMENTO DEL 16/08/2021

In queste ricerche è sempre importante, in via generale, una verifica dello stato dei nostri amati schemi: stabilire la loro presenza ancora in loco, anzitutto, lo stato di integrità, la valutazione delle dimensioni laddove non sia stata mai effettuata e, in certi fortunati casi, il rilievo di quegli esemplari considerati non più visibili ma che per qualche motivo (una favorevole luce, ad esempio) si colgono (senza volere strafare, volendo vedere a tutti i costi elementi che non ci sono). Sapete bene che ciò che possiamo trovare lo condividiamo volentieri, per i miracoli ci dobbiamo ancora attrezzare! Sull'abbazia non aggiungiamo nulla a quanto già riassunto nella scheda dal dr. Pavat (faremo prossimamente un video perchè merita), ma spendiamo qualche riga per gli esemplari di Triplice Cinta che abbiamo potuto documentare. In primis rassicuriamo gli appassionati: i due illustrati nelle foto ci sono ancora e sono discretamente conservati, così come i due Alquerque più quello frammentato presente sul piano del "passavivande". Inoltre crediamo di aver rintracciato il terzo esemplare di TC di cui parlava il dr. Coluzzi e anche un quarto. Andiamo con ordine. Gli esemplari presentati da G. Pavat nella scheda si riferiscono, da quanto abbiamo potuto appurare in loco, a due punti distinti del chiostro: quello di apertura (che attualmente è molto consunto, potendosene vedere soltanto alcuni segmenti che sono tra l'altro sottili) si trova su una lastra del lato Est e misura - per quanto possibile determinare - 25,5 cm x 23,5 cm. L'altro esemplare si trova sul lato Nord, ha tratti ben diversi dal precedente, essendo larghi e marcati (eseguiti con punta di scalpello?). Il modello originario era forse "a croce piena" (con i segmenti mediani che si incontrano al centro) ma attualmente rimane visibile il solo segmento verticale nello spazio interno. La lastra è usurata e mostriamo entrambi i tavolieri nell'immagine seguente:

Perlustrando le lastre del muretto del chiostro abbiamo incontrato altri residui di Triplici Cinte: 1) lungo la galleria di S-E, su una lastra spezzettata, si notano le tracce di un filetto sull'unica porzione di pietra rimasta integra; è un esemplare realizzato con tratti sottili, che misura 22 x 20,5 cm.

2) Un filetto estremamente labile si trova inciso sulla quarta lastra della galleria S-E e misura 12 x 12 cm. E' quasi illeggibile.

Ulteriori "abbozzi" di presunte TC si possono notare su altre lastre del chiostro:

  • Gli esemplari dell'aggiornamento del 16/08/2021 sono stati documentati, fotografati e misurati da M. Uberti
webmaster Marisa Uberti