VEROLI (FR)

In questo database era già presente una scheda redatta dal nostro collaboratore Giancarlo Pavat, risalente al 2014, che si era recato a fare un sopralluogo nella città ernica sulla scorta di indagini da egli stesso condotte nel 2005 insieme alla moglie Sonia e in seguito ad altre segnalazioni raccolte nel corso del tempo (ricorderemo che nel nostro libro del 2008 vi era una scheda dedicata a Veroli, ad opera di Giulio Coluzzi). Al momento della sua perlustrazione, Giancarlo aveva constatato che "all'appello" mancava almeno un esemplare, che non era più visibile. E' purtroppo la sorte che tocca a parecchi esemplari (come quelli da noi recentemente verificati a Ferentino, v. scheda) ed è importante effettuare - laddove possibile - sopralluoghi aggiornati per appurare il modificarsi delle varie situazioni. Nell'agosto 2021 chi scrive ha effettuato un tour in alcune città ciociare, tra cui Veroli, e ha potuto raccogliere dati di prima mano e valutare alcuni contesti già assodati che, in alcuni casi, sono mutati. Andiamo quindi a redigere una scheda del tutto aggiornata, ringraziando sempre chi prima di noi ha spianato la strada per trovare "a colpo sicuro" alcuni schemi. Speriamo che il presente lavoro serva ad integrare e migliorare le conoscenze di ricercatori e appassionati. Nella bellissima e antichissima cittadina posta su un rilievo dei Monti Ernici, si trovano diveri schemi di Triplice Cinta lungo una direttrice che dal centro storico del borgo (situato a 594 m s.l.m.) raggiunge il punto più alto (672 m), coincidente con l'area archeologica della Rocca (risalente al X secolo ma su mura megalitiche di matrice Ernica, quindi ben più antiche dell'epoca romana) e della chiesa di San Leucio. Percorrere questo "serpentone" stradale che si insinua tra pittoreschi edifici, antiche chiese e interessanti vicoletti è suggestivo e l'occhio deve fare la sua parte perchè le segnalazioni di TC riguardano sia posizioni orizzontali che verticali. La nostra passeggiata prende avvio da una tra le più belle strade medievali di Veroli, via Giovanni Sulpicio (poco distante da Porta Romana).

Al civico n. 1 (che ospita una bottega) incontriamo un portale contornato da un bell'arco costituito da blocchi di pietra: sul primo, poggiante sul capitello dello stipite sinistro, sapevamo esservi un esemplare e infatti c'è ancora ma purtroppo non si vede quasi più nulla di una Triplice Cinta. Il blocco è evidentemente stato incassato in detta posizione successivamente all'esecuzione dell'incisione e attualmente è obliquo. La parte superiore del blocco è leggermente nascosta dalla muratura e dalla malta in maniera tale che -ammesso che il blocco stesso non sia stato tagliato prima di murarlo - il quarto lato del quadrato più esterno è ben poco visibile. Dello schema possiamo quindi concludere che attualmente non mostra le caratteristiche di una Triplice Cinta; sono documentabili un quadrato esterno e due soli lati di un quadrato più interno; labilissime tracce di un lato di un possibile terzo quadrato emergono all'analisi digitale, usando dei filtri, non a occhio nudo, e sembra di poter dire che vi fosse un piccolo punto centrale ma il povero schema è veramente molto compromesso. Inoltre presenta una colata di cemento (o altro materiale) sulla metà destra.

L'inicisione presente su un concio murato al civico n. 1 di Via G. Sulpicio (foto in luce naturale eseguita con macchina digitale reflex Nikon): sono visibili ben pochi segmenti dell'originaria Triplice Cinta (se vi era, perchè potrebbe essere stata già incompleta in origine, non lo sappiamo)

Lo stesso esemplare analizzato con filtro al negativo: le frecce arancioni indicano i lati del quadrato più esterno; quelle verdi i due lati visibili del quadrato intermedio; quella bianca indica un possibile (ma per nulla certo) lato di un quadrato puù interno, la cui esistenza non è dimostrata, allo stato attuale dell'analisi

Proseguendo lungo la stessa via, a sinistra del portone corrispondente al civico n. 36, in verticale troviamo un blocco grossolanamente intonacato di malta grigia su cui si nota (perchè sapevamo di guardarlo dalle precedenti segnalazioni dei nostri preziosi ricercatori) uno schema graffito che dovrebbe essere una Triplice Cinta ma anche in questo caso non si osservano più i tre quadrati concentrici con i segmenti mediani (anche se il primo "colpo d'occhio" coglie una figura morfologicamente simile al nostro filetto). Misure: 20 x 18 cm. Vagliando anche questo esemplare con filtri digitali possiamo stabilire che due quadrati sono certi ma il terzo "latita", così come i rapporti geometrici. Tuttavia è molto interessante la questione: il graffito sembra eseguito sull'intonaco e la verosimile assenza delle mediane lo avrebbe reso poco idoneo al gioco, ammesso sia stato eseguito con il blocco orizzontale e solo successivamente incassato dov'è attualmente. In via teorica potrebbe trattarsi di un segno lasciato dal costruttore o con valenza apotropaica. Chissà se tra i lettori c'è qualcuno che possa raccontarci qualcosa in merito! Ripercorriamo la strada, ripassando davanti al civico n. 1 e attraversiamo la Via Consolare per portarci nella via situata di fronte a via Sulpicio, Via Giuseppe Garibaldi. Il già citato G. Pavat aveva avuto modo di rilevare la presenza di tre TC incise all'esterno e in verticale dell'abitazione al civico 1, ma ad un successivo sopralluogo dell'agosto 2015 con il ricercatore Marco Di Donato e ancora il 13 settembre dello stesso anno dovette constatare che due esemplari erano scomparsi, rimanendo soltanto quello più grande dei tre, che è quello tutt'oggi visibile (e che abbiamo messo anche come immagine di apertura). Il numero civico oggi è il 12 e l'esemplare misura 21 cm x 23 cm. Anche in questo caso è interessante il fatto che il concio, di probabile riutilizzo, sia stato incassato con l'incisione del filetto in vista, volendogli forse conferire una valenza apotropaica.

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La scrivente mostra la TC incisa su un concio murato in verticale all'esterno dell'edificio che oggi ha il n. civico 12. Colpisce la presenza di molti vasi fioriti, la presenza di una poesia dedicata al valore del sorriso, delle bandierine e una targhetta con scritto Domus I, de Caris. Si tratta forse di una struttura di accoglienza (tipo Albergo diffuso?)

I due cerchi mettono in evidenza due diversi "gruppi" di segni (uno, i cui contorni misurano 10 x 14 cm, si trova sullo stesso blocco della TC e un altro sul blocco adiacente superiormente) apparentemente simili ad una TC ma guardando attentamente non si ravvisano i rapporti geometrici necessari. L'analisi digitale con filtri ha definitivamente scartato trattarsi di TC

La lunga via Garibaldi prosegue sempre più in salita e sulla sinistra incontriamo il civico n. 19, caseggiato pertinente al monastero di Sant'Erasmo, oggi adibito a struttura ricettiva (albergo diffuso). L'abitudine a vedere TC ovunque ci farebbe indovinarne le tracce di una consuntissima sulla bianca soglia ma è solo un'illusione ottica. Ci siamo quindi soffermati sul blocco incassato nello stipite destro del portale perchè era stata documentata una TC che, alla valutazione attuale, è purtroppo scarsamente apprezzabile (con rapporti geometrici confusi a causa dell'elevata consunzione). Sullo stesso blocco si osserva una croce vermiglia:

Nel riquadro bianco: incisione rilevata sul blocco incassato verticalmente lungo lo stipite destro del portale; nel cerchio rosso è stata evidenziata la croce vermiglia

Prima di continuare a salire imbocchiamo un vicoletto laterale di Via Garibaldi, che richiama l'attenzione perchè sul fondo si trova una sorta di torre con pietre a vista e troviamo una bella TC sulla soglia dell'ingresso di un'edificio non meglio identificato (non ha numero civico, non sembra un'abitazione e il riferimento è il n. civico di fronte, che è il 68). Il modello è classico e misura 13 x 13 cm. Detta soglia è costituita da più blocchi messi uno accanto all'altro e il filetto è inciso su quello più a sinistra.

 

Uscendo dal vicoletto si prosegue su Via Garibaldi e si raggiunge l'imponente Basilica di Sant'Erasmo, le cui tre absidi sono visibili solo dall'esterno di Porta Romana. Qui, come ci avevano già segnalato Coluzzi e Pavat, si trovano ben quattro esemplari di TC, che tra poco vedremo. E' una chiesa molto antica, eretta (secondo la tradizione) su un preesistente oratorio fondato da San Benedetto e dai suoi seguaci nel 529 d.C. (su un precedente tempio pagano). I monaci benedettini restarono a S. Erasmo fino al XII secolo, quando furono sostituiti dai Canonici Regolari. La chiesa è stata più volte rimaneggiata e si presenta maestosa su un alto podio: la doppia scalinata che immette nel portico fu costruita nel 1700. Nella parte inferiore della facciata vi è un atrio a tre archi a tutto sesto che risale al periodo medievale (1104-1127); alla base delle cornici degli archi si osservano motivi fitomorfi mentre su tre distinti blocchi si osservano tre splendidi "Nodi dell'Apocalisse": il primo a destra è più piccolo degli altri due (e forse più antico?) e leggermente differente. La parte superiore del tempio presenta finestre del XVIII secolo; fu rimaneggiata da un architetto di nome Martino, come recita un'iscrizione che corre lungo il paramento murario. Si notano alcune formelle - incassate senza un preciso ordine (alcune a destra, altre a sinistra e non sullo stesso corso di pietre) raffiguranti un fiore, una croce fiorita, figure antropomorfe appartenenti a fasi imprecisate. Elementi di reimpiego si notano anche altrove e lungo il paramento murario del campanile. Proprio su quest'ultimo è stata inserita la scultura di Sant'Erasmo con bastore pastorale; più inferiormente è ben visibile una pietra chiara che mostra incisa una Triplice Cinta nel modello classico e parecchio consunta.

La prima TC che documentiamo è incassata nella tessitura muraria del campanile, verticalmente e ad altezza occhi

Portandoci sulla gradinata che precede gli archi, ben presto ci appare chiaro che la chiesa è chiusa (ci hanno detto per restauri) da cancellate e siccome due TC si trovano proprio all'interno dell'atrio, su due basi di colonne degli archi stessi, non ci è possibile documentarle a dovere. Dobbiamo accontentarci di individuarle dall'esterno e ci riusciamo (grazie alle indicazioni che erano state fornite a suo tempo dai citati ricercatori). Tenendo come riferimento il primo arco, si deve guardare sulla superficie del blocco di appoggio della colonna di sinistra: qui è incisa una TC (che purtroppo dalla nostra postazione obbligata non siamo riusciti a misurare); l'altra TC le sta di fronte, sulla superficie del blocco che fa da base al pilastro di destra (questa siamo riusciti a misurarla (28 x 20 cm). Purtroppo questo esemplare è compromesso nella porzione superiore esterna per rottura della pietra (che, frantumandosi, si è portata via anche parte dell'incisione). Non sappiamo se la rottura sia stata dovuta ad eventi involontari o meno.

Localizzazione dei due schemi di TC sulla superficie dei rispettivi blocchi: la foto è stata ripresa dalla cancellata che chiude l'atrio sul lato destro e che permette di avere una buona visuale del porticato

La quarta e ultima Triplice Cinta è incisa con tratto molto sottile sulla superficie di un blocco immediatamente esterno alla cancellata, all'altezza del primo arco, a sinistra. Misura 20 x 24 cm ed ha un notevole grado di consunzione.

TC sulla superficie del blocco esterno alla prima cancellata, a sinistra (guardando l'edificio). E' nel modello classico, di forma rettangolare e misura 24 x 20 cm

La salita prosegue e si potranno incontrare l'interessante chiesa di San Michele Arcangelo in Città (aperta) fino ad arrivare a quella di San Leucio, che sorge sul luogo dell'antica Acropoli. Molto interessante sia l'esterno che l'interno, nonchè il percorso archeologico alla scoperta della Rocca, di cui si conservano consistenti porzioni e un villaggio tutt'ora attivo dentro di essa. Il paesaggio, da qui, è fantastico.

Nonostante il fatto di avere avuto più giorni per perlustrare la cittadina, addentrandoci anche nel quartiere medievale di Santa Croce, non sono emersi altri esemplari degli schemi che sono oggetto dei nostri studi. Alcune tracce vagamente somiglianti ci è sembrato di vederle in più punti ma alla resa dei conti non si sono dimostrate utili ai fini del nostro censimento. Vale però sicuramente la pena di visitare Veroli, che ci ha saputo soprendere per il suo ricco patrimonio culturale, le tradizioni e le leggende, per i paesaggi da sogno e per la gente molto cordiale.

Crediti:

  • Testo, foto e scheda realizzati da M. Uberti e inseriti il 04/09/2021. Le foto sono state scattate il 9 e il 14 agosto 2021; ha collaborato alle stesse A. Marchetti
  • Coluzzi, G., Uberti, M. "I luoghi delle Triplici Cinte in Italia: alla ricerca di un simbolo sacro o di un gioco senza tempo?" (Eremon Edizioni, 2008), pp.249-252
  • Pavat, G., "Valcento. Gli Ordini monastico-cavallereschi nel Lazio meridionale” (Edizioni Belvedere, Latina - 2007), p. 295
webmaster Marisa Uberti